La loro origine si pensa risalga attorno al 400 d.C., quando, distrutta la città di Suasa dai Goti di Alarico (409 d.C.), i cittadini che scamparono alla strage si dispersero nelle alture circostanti ove crearono dei villaggi.
Le frazioni di Montalfoglio e San Vito sul Cesano conservano intatte le loro strutture medioevali e sono l’ideale per trascorrervi le vacanze, per l’aria pura e la tranquillità che vi regna.
San Vito sul Cesano
A cinque chilometri dal Capoluogo è visibile San Vito sul Cesano, su di un’ampia e verdissima collina, perfetto e suggestivo terrazzo panoramico sulla Valle del Cesano, dal Catria al mare.
Dall’antica porta si percorre una strada in rapida salita al centro e su di essa convergono le viuzze strette disposte a spina di pesce. Sorge in bella posizione all’altezza di 353 metri s.l.m.
E’ ancora circondato dalle vecchie mura.
Apparteneva in origine ai Monaci dell’Abbazia di San Lorenzo in Campo; nel 1227 si trovava sotto l’Abate di S. Paterniano.
Nel 1348 fu acquistato da Fano, che lo aveva già avuto nel suo dominio, da Franceschino della Fratta per 300 fiorini d’oro; fu saccheggiato dalla Compagnia di Fra Moriale; nel 1443 fece parte dei domini dello Sforza.
Nel 1445 ottenne dal Papa di reggersi con proprio statuto; nel 1449 fu feudo di Antonio Provedini da Rimini che assunse il titolo di conte di San Vito ed a lui, poi, successe il fratello Ugolino; nel 1457 fu occupato e saccheggiato da Federico duca d’Urbino; poi ne divenne signore Roberto Malatesta, che nel 1473 dovette restituirlo a Fano, per passare, successivamente, a Giovanni della Rovere, signore di Senigallia, al quale aveva appartenuto nel 1440.
Entrò infine a far parte del Ducato d’Urbino, mantenendo però la propria autonomia comunale fino al 1869. La parrocchia di S. Biagio, dipendente dalla Diocesi di Fossombrone, è di antica erezione; la chiesa, rifabbricata nel 1792, ha un bel soffitto, quadri in ottimo stato ed alcuni affreschi distaccati e restaurati, provenienti dalla vecchia chiesa del 1400 detta di San Rocco.
Di fronte alla parrocchia è la chiesa di S. Apollinare, oggi S. Francesco, con cinque altari in pietra e una splendida Apparizione di Cristo a San Francesco.
Al piano di San Vito sul Cesano, lontano mezzo miglio dal paese, vi è la Pieve Vecchia, antichissima chiesa che risale al 1000, il cui soffitto cadde per il terremoto del 3 giugno 1781. Vi è il bel quadro dell’Addolorata.
La chiesa, dichiarata monumento nazionale, è stata restaurata recentemente.
La Chiesa della Pieve di San Vito sul Cesano
La Chiesa dedicata ai Santi Biagio ed Esuperanzio, è stata ristrutturata nel 1792, ed è stata consacrata e benedetta dal Vescovo di Fossombrone Monsignor Felice Paoli; la Chiesa è in stile Barocco ed ad una sola navata. Nel quadro dell’altare maggiore si vede riprodotta la Madonna con il Bambino ed i Santi Vito ed Esuperanzio in abiti vescovili. Un degno ornamento della chiesa sono gli affreschi di Pietro Paolo Agapiti, asportati dalla Cappella della Confraternita del Sacramento in quanto in completo abbandono e degrado, restaurati nel 1977. L’affresco meglio conservato è quello che si può ammirare nella Cappella della Madonna; rappresenta una Madonna con il Bambino, San Pietro, San Giovanni Battista e due Angeli musicanti; le figure sono nitide ben marcati i contorni, vivi i colori; le dimensioni dell’affresco sono di cm. 257 x 300. Appoggiata sulla parete di sinistra della navata è stata posta una sinopia, ovvero un disegno preparatorio per un affresco eseguito sull’intonaco, con tracce di cavallo di cm. 173 x 144. Un’altra sinopia di più piccole dimensioni, posta difronte all’altra, sopra la porta dell’entrata laterale è di difficile interpretazione, il disegno è ricco di linee intrecciate. Ai lati dell’altare maggiore sono stati sistemati due affreschi, quello di sinistra, che misura cm 290 x 310 è un trittico; al centro una Madonna seduta con il Bambino, ai lati due Santi, l’uno con la mitra e il bastone vescovile; l’altro cinto solo ai fianchi. Delle tre figure rimane solo il corpo, mentre i volti sono purtroppo cancellati. L’affresco di destra dalle dimensioni di cm. 248 x 179, rappresenta una figura di Santo a cavallo, anche in questo, la figura centrale si è cancellata e si intuisce solo dal contorno, mentre lo sfondo risulta essere ancora colorato. Dietro all’altare si può vedere quanto resta di un altro trittico di cm. 243 x 434; ma purtroppo le figure ai lati sono indecifrabili, mentre è ancora visibile al centro una Madonna in piedi e la figura di un diavolo. Nella casa parrocchiale sono custodite altre tele di autori sconosciuti, ma sicuramente di gran valore.
La Pieve Vecchia Monumentale di San Vito sul Cesano
La Pieve Vecchia Monumentale di San Vito sul Cesano posta nei pressi della strada che da San Lorenzo in Campo conduce a Pergola è stata costruita presumibilmente intorno all’anno 1000 sopra degli antichi ruderi romani, dai monaci di Sant’Apollinare in Classe di Ravenna, come documentato da una pergamena dell’11 Aprile 1037. Sulla sua facciata sono ancora ben conservate delle pietre con decorazioni scultoree di epoca alto medioevale. Nella pianura circostante sono stati rinvenuti i resti di un villaggio preistorico ed intorno alla Chiesa sono stati ritrovati resti di tombe alla cappuccina, formelle ornamentali in pietra, steli funerarie, appartenenti ad una necropoli di epoca romana. All’interno della Chiesa è custodito un magnifico quadro seicentesco ornato da una splendida cornice barocca che raffigura la Madonna Addolorata, un autentico gioiello.
Montalfoglio
Montalfoglio, a tre chilometri da San Lorenzo in Campo, ha conservato intatto il suo aspetto medioevale.
Le antiche mura ben squadrate si allungano sulla sommità di una collinetta. Una bellissima porta fa da ingresso al paese, sopra di essa una torre d’epoca con le strutture per il ponte levatoio; dalla parte interna un orologio.
Le case in pietra marrone hanno scolpita la data di costruzione sopra il portale. Qui il tempo sembra essersi fermato. Il cielo luminoso, l’aria salubre, il sole caldo e discreto, il panorama stupendo, che corre dal monte al mare, sono da complemento ad un luogo che ha conosciuto nel corso dei secoli alterne vicende, ma che è sopravvissuto ad esse fino ad arrivare, quasi intatto ai nostri giorni.
Il marchese della Rovere aveva a Montalfoglio il suo ritrovo di feste e riposo, specie nella stagione estiva. Di Montalfoglio non si hanno notizie storiche fino al 1290, quando in un documento viene riferito che “Paganone, prete a Montalfoglio, paga le tasse in nome di Buongiovanni Abbate di S.Lorenzo”.
L’entrata nella storia non fu certo delle più felici, visto che l’argomento erano le tasse! Ed il destino di Montalfoglio è legato per lo più a quello della vicina San Lorenzo in Campo, con questa infatti e con altri castelli vicini costituisce un vicariato, che viene donato da papa Bonifacio IX alla nobile famiglia dei Montevecchio nel 1392. Montalfoglio segue le alterne vicende di questa famiglia fino a che, nel 1631 con la morte dell’ultimo rappresentante, entra a far parte della S.Sede.
La Chiesa della Pieve di San Martino a Montalfoglio
La primitiva Chiesa della Pieve di San Martino sorgeva fuori dalle mura di Montalfoglio in località Fonte di Piemonte, ma a causa della lontananza dal centro abitato, il Cardinale Barberini Abbate Commendatario dell’Abbazia di San Lorenzo in Campo ne autorizzò il trasferimento nel 1657 dentro le mura nella Chiesa di Sant’Ubaldo. Nel 1778 fu deciso, dal Consiglio Comunale di Montalfoglio, la sua completa ricostruzione, forse nello stesso luogo. La Chiesa non presenta pregi artistici di rilievo, ha un’unica navata, ai lati sono disposte simmetricamente quattro cappelle, due per parte. Le decorazione pittoriche dell’abside e delle cappelle dedicate al Sacro Cuore e alla Madonna sono state eseguite dal pittore Igino Guerrieri di Fratte Rosa. Sono ben conservati al suo interno una tela del 700 circa, raffigurante i Santi Martino ed Ubaldo, ed un quadro della Beata Vergine. Nella Chiesetta è stato collocato a cura del Pievano Don Luigi Guiducci, parroco dal 1948 al 1977, un organo costruito da Camerte Giovanni fedele nel 1709. Adiacente alla Chiesa è situato il campanile che provvide a restaurare Don Giuseppe Rovelli (1920 – 1938) nei primi anni del suo priorato. Il campanile è dotato di due campane una di 84 Kg. di peso dedicata ad onore della Sacra Famiglia ed una di 54,500 Kg. di peso ad onore di Sant’Ubaldo, fuse dalla ditta Francesco De Polis.